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Sullo stato attuale delle riviste: contributi per un'analisi strategica

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Messaggio Da Rutran Lun Gen 10, 2022 12:16 pm

Il movimento delle riviste online ha delle criticità e delle potenzialità (strategiche). Tra le prime: la dispersione, la carsicità, lo spontaneismo, il disordine, la condanna all’oblio, la mancanza di autorevolezza. Tra le seconde: una massa critica collettiva tale da poter impattare e condizionare le dinamiche della società letteraria dettandone l’agenda web.

Dalla gestione accorpata degli interessi e delle istanze delle riviste (cioè da una loro cooperazione rafforzata dalla presenza di un organo collegiale da costruire) passa la loro capacità di incidere sul reale e perseverare spinozianamente nell’esistenza. Non propongo lo scioglimento delle riviste e il loro confluire in un nuovo soggetto, propongo la confederazione delle riviste italiane come strumento di autodeterminazione, razionalizzazione, sintesi e selezione


Ultima modifica di Rutran il Mar Gen 11, 2022 9:26 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio Da Carlo Martello Lun Gen 10, 2022 1:17 pm

Mi chiedo, chiedo a tutt*: partendo da quanto dice @Rutran, che trovo esatto, cosa si può immaginare? Un sindacato delle riviste? Una rete? Un'assemblea permanente?
Quello che immagino io, ma credo che possano esistere più cose contemporaneamente, è una casa che è un albergo, parafrasando il noto detto. Ovvero un luogo virtuale (per via della disseminazione geografica delle riviste) dal quale si possa entrare e uscire a piacimento. Oggi entro per un dato progetto, poi esco, poi rientro.
Chi garantisce l'esistenza e la pulizia dell'albergo? Questa è la prima domanda che mi viene in mente. E la risposta che vorrei darmi, quella che reputo più giusta, è che a gestire l'albergo siano, a turno, le persone che ne occupano le stanze.
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Messaggio Da Denise Lun Gen 10, 2022 4:25 pm

Il sasso nello stagno
Ciao, faccio una premessa ché non vorrei sembrare polemica... ma mi chiedo se non ci sia, a questa festa, un convitato di pietra... il lettore! Io da tempo sogno che in Italia ci sia almeno una rivista come appaiono a noi di qua dall’oceano, il New Yorker o la Harper’s Magazine. Riviste che pagano i racconti ma soprattutto riviste che le persone pagano per leggere. Noi non ne abbiamo nessuna e mi chiedo se la causa sia da ricercarsi nel fatto che in Italia non avremmo lettori abbastanza interessati a buoni racconti da tirare fuori i soldini per leggerli o se la causa risieda altrove.
Perché mi piacerebbe che ci fosse? Mi piacerebbe che ci fosse non tanto per provare a farmi comprare un racconto (con tutta l’aura romantica dello scrittore che prova e riprova a farsi comprare un racconto – che poi ci mangerei giusto una pizza, con i soldi del racconto...) ma per divertirmi a comprarla e vedere chissà che bei racconti ci sono questo mese... come ho fatto talvolta con le suddette (purtroppo in inglese).
Secondo me, se ci fosse una rivista del genere, sarebbe una fantastica opportunità per tutti: per chi scrive, per misurarsi finalmente con gli altri in un ambiente aperto, per avere opportunità e visibilità – per chi legge, per trovare racconti passati al vaglio di più occhi, misurati per bene da ogni punto di vista, messi in vetrina come oggetti da desiderare e per cui spendere qualcosa. Una vera rivista di carta, in edicola... che sta in piedi con le sue gambe...
Ecco, voi che ne pensate?
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Messaggio Da Carlo Martello Lun Gen 10, 2022 4:34 pm

Sono d'accordo con te, Denise.
Il tema è molto ampio perché tocca diversi aspetti, la sostenibilità economica di una rivista di racconti, l'eventuale platea di lettrici e lettori, ecc.

Alcune cose esistono già peraltro, penso a FLR, per esempio - https://theflorentine.net/theflr/index_ita.html -, ma di sicuro ce ne sono altre.
Azzardo e mi aspetto che mi contraddicano: questo tipo di rivista punta molto sulla qualità letteraria e su quella dell'oggetto rivista (carta pesante, cura editoriale, copertine ricercate) e ha di conseguenza un prezzo adeguato, per di più si trovano solo in libreria (in alcune librerie, ma non così poche).
Quello che intendi tu è invece un prodotto più popolare, con un prezzo più contenuto? Che non vuol dire più scadente, eh, affatto. Però con carta meno costosa, in formato diverso dal libro. Ho capito bene?
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Messaggio Da Denise Lun Gen 10, 2022 5:09 pm

yes, la mia idea è di qualcosa di più accessibile per reperibilità e per prezzo. E anche con contenuti che interessino più persone: comprai i primi numeri di FLR, ma poi ho smesso. Per fare un esempio facile: tantissimi anni fa, era il 2006 o giù di lì, mi pare trovai nel web un racconto di Fillioley che allora non conoscevo minimamente... beh il suo racconto mi colpì molto e cercai tracce di altre sue cose fino a che... non lo trovai in libreria! Se io invece che su 404 file not found lo avessi trovato su una rivista in edicola, il mese dopo l'avrei ricomprata subito. Non voglio dire che quel racconto fosse meglio di qualunque racconto di FLR ... però ecco... mi piacerebbe leggere - su questa magica rivista - qualcosa di cui poi parlare con altri lettori - generici - non di nicchia. Cose che piacciano davvero al pubblico e per cui il pubblico paghi. Se i numeri non sono grandi, la rivista non sta in piedi da sola. Ovviamente possono esserci racconti, disegni, graphic novel, articoli... insomma una rivista.
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Messaggio Da Rutran Mar Gen 11, 2022 9:34 am

Carlo Martello ha scritto:cosa si può immaginare? Un sindacato delle riviste? Una rete? Un'assemblea permanente?

Secondo me occorre un’idea trainante che funzioni da catalizzatore aggregante. L’dea non può partire che da un’analisi della situazione, ma non voglio indulgere in premesse metodologiche pachidermiche. Io individuo delle criticità specifiche: «dispersione, carsicità, spontaneismo, disordine, condanna all’oblio, mancanza di autorevolezza» - come superarle?

Partirei dalla creazione di un comitato formato da un redattore per ogni realtà aderente con l’aggiunta di soggetti super partes da cooptare. Il comitato avrebbe la funzione di predisporre (tramite discussione, selezione e votazione) un’autopubblicazione collettiva annuale cartacea gratuita – ad esempio da presentare e lanciare a Firenze Rivista o in altra occasione – che raccolga e proponga il meglio di ciò che è uscito per le riviste aderenti nel periodo di riferimento.

La pubblicazione dovrebbe essere autofinanziata, soprattutto inizialmente, fintantoché non si pervenga alla creazione di un’eventuale associazione culturale che possa raccogliere i minimi fondi necessari. In ogni caso cercare di finanziarsi attraverso il mercato sarebbe utopico.

Carlo Martello ha scritto: Chi garantisce l'esistenza e la pulizia dell'albergo? Questa è la prima domanda che mi viene in mente. E la risposta che vorrei darmi, quella che reputo più giusta, è che a gestire l'albergo siano, a turno, le persone che ne occupano le stanze.

Credo sarebbe più funzionale una gestione collettiva (trovando procedure di sintesi) rispetto all’alternanza.

Denise ha scritto:Io da tempo sogno che in Italia ci sia almeno una rivista come appaiono a noi di qua dall’oceano, il New Yorker o la Harper’s Magazine. Riviste che pagano i racconti ma soprattutto riviste che le persone pagano per leggere. [...] Una vera rivista di carta, in edicola... che sta in piedi con le sue gambe

Dal mio punto di vista si tratta appunto di un sogno. Quello di cui parli è un progetto editoriale (basato per di più su racconti! Ovvero proprio su quella cosa che suscita l’orrore di chi opera nel mercato editoriale italiano) in senso proprio, che necessiterebbe di ingenti somme di denaro anche solo per essere concepito (i soldi però dovrebbero continuare ad affluire anche in itinere, perché il tutto non starebbe mai in piedi con le proprie gambe).

La mia opinione inoltre è che provare a misurarsi con il mercato sarebbe la via più sbagliata e disfunzionale per le riviste.

Carlo Martello ha scritto:La sostenibilità economica di una rivista di racconti

Per me si tratta di una chimera. Se volete parlare di soldi, vi invito a non illudervi che questi possano venire dal mercato. In teoria potrebbero venire eventualmente da uno sponsor privato o da un finanziamento a fondo perduto rivolto alle associazioni culturali erogato da un ente pubblico o da una fondazione.
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Messaggio Da Denise Mar Gen 11, 2022 10:35 am

grazie per l'attenzione, Rutran... secondo me fino a che non si esce dalla "riserva" si rimane cmq un oggetto di nicchia, per addetti ai lavori... ed è difficile raggiungere una qualità professionale. Alla fine l'oggetto verrebbe cercato non perché davvero interessi leggere i racconti/recensioni/fumetti/poesie/saggi ma per la curiosità di vedere cosa c'è nella bolla, cosa ha scritto l'amico dell'amico o il nemico dell'amico o chi è stato scelto... una specie di giornalino di una ipotetica e allargata "scuola" dove non c'è una metrica oggettiva con cui misurarsi. Le nicchie sono carine, ma sono giocattoli; è la differenza tra girare in giardino con il triciclo o uscire in strada. Vedo chiaramente le difficoltà: ma prima ancora di quelle che giustamente elenchi, vedo quella dovuta al fatto che la "redazione" dovrebbe in primis leggere leggere leggere racconti - magari anonimi - ed essere in grado di valutare quali siano interessanti per il pubblico. Vedo magari 4 numeri in un anno, uno per stagione, con una call per tema... e racconti scritti ad hoc per la call... Per me questo sarebbe il primo lavoro: quando uno avesse un tot di materiale di valore allora si occuperebbe degli altri aspetti... questo solo per chiarire meglio la mia vision. Che capisco bene non essere la vs e quindi mi accontento di averla condivisa :-) Vi seguirò volentieri :-)
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Messaggio Da Rutran Mar Gen 11, 2022 10:55 am

Denise ha scritto:grazie per l'attenzione, Rutran... secondo me fino a che non si esce dalla "riserva" si rimane cmq un oggetto di nicchia, per addetti ai lavori... ed è difficile raggiungere una qualità professionale. Alla fine l'oggetto verrebbe cercato non perché davvero interessi leggere i racconti/recensioni/fumetti/poesie/saggi ma per la curiosità di vedere cosa c'è nella bolla, cosa ha scritto l'amico dell'amico o il nemico dell'amico o chi è stato scelto... una specie di giornalino di una ipotetica e allargata "scuola" dove non c'è una metrica oggettiva con cui misurarsi. Le nicchie sono carine, ma sono giocattoli; è la differenza tra girare in giardino con il triciclo o uscire in strada. Vedo chiaramente le difficoltà: ma prima ancora di quelle che giustamente elenchi, vedo quella dovuta al fatto che la "redazione" dovrebbe in primis leggere leggere leggere racconti - magari anonimi - ed essere in grado di valutare quali siano interessanti per il pubblico. Vedo magari 4 numeri in un anno, uno per stagione, con una call per tema... e racconti scritti ad hoc per la call... Per me questo sarebbe il primo lavoro: quando uno avesse un tot di materiale di valore allora si occuperebbe degli altri aspetti... questo solo per chiarire meglio la mia vision. Che capisco bene non essere la vs e quindi mi accontento di averla condivisa :-) Vi seguirò volentieri :-)

Ciao Denise, grazie a te per aver condiviso le tue idee e le tue valutazioni, spero molto che continuerai a farlo. Non credo che io e Carlo Martello si parta da una visione comune, al contrario: tutti siamo qui per parlare e confrontarci alla pari. L'unica autorità è quella della persuasività.

A me pare che il tuo progetto consista nella progettazione, costruzione e fondazione di una nuova rivista cartacea, a pagamento, che a sua volta paghi chi contribuisce. Non serve per una cosa di questo tipo il dialogo e la cooperazione tra le riviste, serve uno specifico gruppo di persone che abbia voglia di impegnarsi in questa cosa. Oppure ho capito male?
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Messaggio Da Rutran Mar Gen 11, 2022 11:36 am

Denise ha scritto:secondo me fino a che non si esce dalla "riserva" si rimane cmq un oggetto di nicchia

Il tuo ragionamento secondo me parte da un presupposto errato: esiste un mercato con una significativa domanda di determinati prodotti ovvero narrazioni brevi "generaliste", ti sei a questo proposito premurata anche di precisare in precedenza: "qualcosa di cui poi parlare con altri lettori - generici - non di nicchia".

Denise ha scritto: è difficile raggiungere una qualità professionale. [...] Le nicchie sono carine, ma sono giocattoli; è la differenza tra girare in giardino con il triciclo o uscire in strada

Non sono minimamente d'accordo, la qualità è presente e in certe realtà con grande forza. A me pare che tu stia misurando tutto a partire dall'orizzonte dell'iniziativa economica in un'operazione riduzionistica che poggia su basi fantasiose.

Denise ha scritto: dove non c'è una metrica oggettiva con cui misurarsi

Quale sarebbe questa metrica oggettiva con cui misurarsi? L'acquisto dei prodotti da parte di un'inesistente ampia base generalista di lettori/consumatori di narrazioni brevi?

Denise ha scritto:la "redazione" dovrebbe in primis leggere leggere leggere racconti - magari anonimi - ed essere in grado di valutare quali siano interessanti per il pubblico

Questo è esattamente quello che succede già.



Per quanto mi riguarda il movimento delle riviste è costitutivamente di nicchia: i destinatari privilegiati delle riviste sono la società letteraria e i lettori forti, prima prendiamo atto di questo dato di realtà, prima ci facciamo pace, prima riusciremo a ragionare con cognizione di causa. L'essere di nicchia e l'essere gratuiti hanno poi dei pregi incommensurabilmente preziosi: non è necessario piegarsi alle dinamiche economiche, si possono perseguire scopi culturali e artistici liberi dalle pastoie soffocanti dell'utile materiale. Tu chiami questo giocare con il triciclo, questione di prospettive.
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Messaggio Da Denise Mar Gen 11, 2022 3:23 pm

ok, capisco il punto di vista... però se l'idea è che non esiste una categoria di persone al di fuori della bolla che vuole leggere queste cose, perché scriverle? diciamo che a questo punto secondo me il gioco non vale la candela... si fa prima a pubblicarle su un drive condiviso :-) Comunque hai ragione, abbiamo vision molto diverse... mi taccio e vi seguo con interesse :-)
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Messaggio Da Carlo Martello Mar Gen 11, 2022 4:26 pm

Provo a dire all'incirca le stesse cose che ha detto Rutran da una prospettiva diversa, non perché quello che ha scritto lui non sia chiaro e condivisibile, ma per provare a fare proprio quel passo che auspica, ossia fare pace con la realtà per potere andare avanti.

Al di là degli studi che si possono fare o cercare in merito al mercato editoriale italiano, basta l'osservazione empirica per cogliere alcuni dati:
- il mercato è in mano alla distribuzione, la quale per sua natura è incline a favorire i grossi volumi, più pianificabili, rispetto ai prodotti con meno pubblico, quantomeno in partenza (Sto volutamente evitando qualsiasi riferimento alla qualità).
- In Italia non solo è assente un'industria culturale capace, ma latita anche il pubblico. Non è solo l'industria cattiva (lo è), mancano proprio i lettori. La situazione può cambiare? Ce lo auguriamo tutti. Faremo qualcosa per cambiarla? Possiamo provarci, lo stiamo facendo, ma la battaglia odora di battaglia persa.
- Nessuno ne ha parlato, ma sgombro io il campo da questo ulteriore equivoco: non è mai esistita un'età dell'oro. I libri belli ci sono stati in passato e ci sono anche adesso e sono una minoranza, ora come trenta o cinquanta o settant'anni fa. È cambiato il mondo, ma i libri brutti sono sempre stati la maggioranza.
- Ammesso anche che si riesca a entrare nel mercato, quest'ultimo farà (e già fa) di tutto per sputarci fuori, perché siamo marginali e tali dobbiamo rimanere per permettere la conservazione del potere (scarso quanto si vuole, siamo d'accordo) di chi lavora nell'editoria italiana. L'ipotesi migliore è essere fagocitati dal sistema industriale, il che significa lavorare sottopagati e una serie di altri stress che non sto a dire.
- Ne consegue che tutta questa convenienza a entrare e a lavorare nell'industria editoriale resta da dimostrare. Ognuno ha i suoi desideri e i suoi obiettivi e non sarò io a dire sì o no, ma per quanto mi riguarda ne faccio a meno.
- Battaglia persa per battaglia persa, il mio desiderio è di inventare un altro sistema di sopravvivenza con i libri. Sarà un sistema marginale, sarà un sistema piccolo, sarà un sistema precario, ma sarà il nostro, risponderà alla nostra etica, ci farà vivere meglio, ugualmente poveri ma meno stressati e più felici. In questa ottica le riviste sono un'oasi che può (?) crescere, che deve (?) crescere. Non lo so. Credo che di questa energia qualcosa vada fatto, ma credo altrettanto che possa farci bene iniziare a rifiutare l'idea che le cose debbano essere di più, crescere di più. Credo che sarebbe furbo e utile provare a usare una logica che non sia quella capitalista, a rincorrere la felicità più che le posizioni di mercato, le quali peraltro sono irraggiungibili quando non inesistenti. Può darsi che il pubblico arrivi proprio così? Non lo so, ma di sicuro non arriva facendo i capitalisti senza una lira.

Tornando al concreto. Una rivista generalista si può anche pensare, ma va ri-pensata fuori dalla logica, deve essere illogica.
In questo modo si rompe la bolla. Rincorrendo il mercato non la romperemo mai.
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Messaggio Da Iago Mer Gen 12, 2022 11:41 am

Ciao a tutti e grazie per la creazione di questo spazio di discussione.
Se posso, provo a inserirmi ricollegandomi a due punti, da voi toccati, che mi stanno molto a cuore:

Rutran ha scritto:
Partirei dalla creazione di un comitato formato da un redattore per ogni realtà aderente con l’aggiunta di soggetti super partes da cooptare. Il comitato avrebbe la funzione di predisporre (tramite discussione, selezione e votazione) un’autopubblicazione collettiva annuale cartacea gratuita – ad esempio da presentare e lanciare a Firenze Rivista o in altra occasione – che raccolga e proponga il meglio di ciò che è uscito per le riviste aderenti nel periodo di riferimento.

La pubblicazione dovrebbe essere autofinanziata, soprattutto inizialmente, fintantoché non si pervenga alla creazione di un’eventuale associazione culturale che possa raccogliere i minimi fondi necessari. In ogni caso cercare di finanziarsi attraverso il mercato sarebbe utopico.

L'idea dell'autopubblicazione annuale che raccolga il meglio delle diverse realtà mi piace molto. Una sorta di "Best of" o prospetto, pensato per dare un'idea a qualsiasi lettore, anche a quello che non abbia mai letto un racconto online, di quale sia il panorama attuale delle riviste digitali. Credo che, in quest'ottica, sia fondamentale mantenere l'iniziativa gratuita e che i costi di pubblicazione siano sostenuti dai membri delle riviste che decidono di aderire.
Difficile da realizzare nel pratico, perché le teste da mettere insieme sarebbero davvero tante, però intrigante.

Denise ha scritto:
grazie per l'attenzione, Rutran... secondo me fino a che non si esce dalla "riserva" si rimane cmq un oggetto di nicchia, per addetti ai lavori... ed è difficile raggiungere una qualità professionale. Alla fine l'oggetto verrebbe cercato non perché davvero interessi leggere i racconti/recensioni/fumetti/poesie/saggi ma per la curiosità di vedere cosa c'è nella bolla, cosa ha scritto l'amico dell'amico o il nemico dell'amico o chi è stato scelto... una specie di giornalino di una ipotetica e allargata "scuola" dove non c'è una metrica oggettiva con cui misurarsi. Le nicchie sono carine, ma sono giocattoli; è la differenza tra girare in giardino con il triciclo o uscire in strada.

Sul discorso della "riserva" sono perfettamente d'accordo con te, Denise. Non nascondo che uno dei fattori che più mi ha sconfortato, nella mia personale esperienza con il mondo della Lit-web, è il generale senso di chiusura verso l'esterno e la sensazione che alla fine sia un po' tutto un cantarsela e suonarsela da soli. Sicuramente, come dice Rutran, non c'è la fila là fuori per leggere i racconti online, però mi sembra ci sia anche una sorta di diffidenza da parte di chi gestisce le riviste ad aprirsi in una direzione più - passatemi il termine - "pop", tesa a interessare anche il pubblico generalista.
La mia non vuole essere una predica fine a se stessa, anzi faccio autocritica e metto dentro questo discorso il mio impegno come membro di Spaghetti Writers, perché anche quello che abbiamo fatto noi è troppo poco in tal senso. Quello che ho fatto io è troppo poco.

Sogno una rivista più corsara e colorata - non per forza patinata - che invece di rifarsi a quei tre o quattro autori conosciuti solo dalla nicchia, in nome di una presunta letterarietà, si insozza le mani con le narrazioni attuali, rubando qualcosa dalla serialità televisiva che tanto condiziona l'industria dell'intrattenimento o confrontandosi col linguaggio di una certa musica contemporanea che è riuscita non solo a riconquistare il pubblico adolescente, ma soprattutto a riportare l'attenzione sui testi dopo anni in cui le cose andavano diversamente.
Mi piacerebbe, insomma, una rivista in grado di restituire una visione propositiva del presente.

Adesso, capisco bene che un proposito del genere non si sposi bene con l'autopubblicazione collettiva annuale cartacea gratuita di cui si diceva sopra, che per forza di cose dovrebbe avere altre caratteristiche per essere capace di abbracciare le diverse anime delle riviste, però credo che l'intento generale non dovrebbe essere poi tanto distante: costruire un luogo per i lettori e gli appassionati di storie di oggi, non una sorta di sfogatoio per (pochi) aspiranti scrittori frustrati.
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Messaggio Da Rutran Mer Gen 12, 2022 12:31 pm

Iago ha scritto: Sogno una rivista più corsara e colorata - non per forza patinata - che invece di rifarsi a quei tre o quattro autori conosciuti solo dalla nicchia, in nome di una presunta letterarietà, si insozza le mani con le narrazioni attuali, rubando qualcosa dalla serialità televisiva che tanto condiziona l'industria dell'intrattenimento o confrontandosi col linguaggio di una certa musica contemporanea che è riuscita non solo a riconquistare il pubblico adolescente, ma soprattutto a riportare l'attenzione sui testi dopo anni in cui le cose andavano diversamente.
Mi piacerebbe, insomma, una rivista in grado di restituire una visione propositiva del presente.

Ciao Iago, prendo questo discorso soprattutto dal punto di vista estetico e lo sottoscrivo: personalmente son contrario a tutte le mummificazioni dei modelli e credo che ibridarsi e sporcarsi (più ingravidarsi che sporcarsi in verità) con i linguaggi e i temi della serialità sia senza dubbio assai ubertoso – per il semplice fatto che si tratta di linguaggi e temi realmente pulsanti nell’immaginario effettivo.

Notariella:

Io ho provato – quando sperimentavo le micromenippee – a introgolarmi perfino con i cartoni animati, esempio: http://www.crapula.it/micromenippea-1-salvia-divinorum/
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